
“Come dimenticare la fondazione del Collegio Ghislieri?”, si è chiesto il cardinale Pietro Parolin, segretario di Stato Vaticano, nel presiedere la Messa che Bosco Marengo ha dedicato a Pio V, a quattrocentocinquant’anni dalla scomparsa. Unico pontefice piemontese della storia, Pio V era nato nel 1504 nel comune alessandrino, dove aveva poi richiesto che venisse progettata la basilica di Santa Croce, dove è custodito il sofisticato altare progettato da Giorgio Vasari: la famosa “macchina vasariana”.
Non poteva dunque mancare una nutrita rappresentanza ghisleriana – a cominciare dal Presidente della Fondazione Ghislieri, Gian Arturo Ferrari, e dal Rettore del Collegio, Alessandro Maranesi – alla celebrazione in memoria del Papa fondatore. Si è trattato anche di un’occasione per una rilettura critica ma sincera della figura di Pio V. “È stato una forte personalità”, ha dichiarato infatti mons. Parolin, “modellata da solida fede e acume d’ingegno. Ma certamente commise anche errori tipici del suo tempo, di quel momento storico di contrasti religiosi, attraversato da guerre crudeli e divisioni”.
Di là dalla fondazione del Collegio Ghislieri nel 1567, la rilevanza storica di Pio V resta enorme. Fu ideatore della Lega Santa che prevalse nella battaglia di Lepanto; sotto di lui furono attuati i decreti del Concilio di Trento; a lui si deve non solo il messale romano ma anche – come pochi sanno – l’attuale struttura del rosario. Il suo inconfondibile profilo appare ancora oggi in film e romanzi, come Elizabeth (con Cate Blanchett) o Civilizzazioni di Laurent Binet; la sua immagine compare nell’opera di artisti contemporanei, come il pittore Giovanni Gasparro.
Il rapporto del Collegio Ghislieri con il suo fondatore si mantiene oggi su un doppio binario di gratitudine e progresso. Per quanto lontani siano i tempi in cui il ruolo di patrono del Collegio spettava a un membro della famiglia Ghislieri, a Pio V è intitolata la tradizionale festa annuale che da decenni, a inizio maggio, riunisce in Collegio i Ghisleriani di tutte le generazioni; la presenza iconografica del Papa fondatore è molto forte, dalla statua bronzea nella piazza antistante la facciata a quella marmorea sullo scalone d’onore, per tacere dei ritratti e dei tesori pittorici custoditi nel salone che porta il suo nome. Infine, proprio a una donazione di Pio V la Fondazione Ghislieri deve il possesso del Castello di Lardirago, fra Pavia e Milano, recentemente ristrutturato per diventare un moderno centro culturale.
“Pure, il Collegio è da quasi due secoli un’istituzione completamente laica”, spiega il Rettore Maranesi, “sulla scia di una direzione intrapresa già a fine Settecento, quando per la prima volta si provò a nominare con lo scienziato Giovanni Rasori un Rettore che non ricoprisse un ruolo ecclesiastico. A oggi la Fondazione Ghislieri è amministrata da un CdA autonomo; tradizionalmente sia il Presidente sia il Rettore sono scelti all’interno della comunità di Alunni, aperta com’è ovvio a ogni opinione e convinzione personale”.
“Non per questo l’eredità di Pio V è andata perduta”, conclude il Rettore. “Resta ben evidente l’intento espresso nella bolla di fondazione che il Collegio custodisce in una teca proprio nel Salone San Pio: quello di favorire in ogni modo la formazione di studenti che dimostrino impegno e che meritino per questo agevolazioni finanziarie. È ciò che facciamo con i nostri premi di laurea, le nostre borse di studio, i nostri contributi per soggiorni all’estero; ed è, in effetti, la stessa missione che il Collegio Ghislieri persegue da quattrocentocinquant’anni”.