“Il sistema a colori per regioni ha dimostrato più o meno ovunque di avere dei limiti importanti perché quel che si è visto frequentemente è stato un tiro alla fune fra centro e periferia per ottenere più rapidamente possibile un discorso di riaperture non appena si veniva a verificare il raggiungimento di certi numeri, senza mai badare al fatto che si avesse o meno la possibilità di vederli mantenuti nel tempo e per un tempo sufficiente”, ha illustrato il prof. Massimo Galli, Professore Ordinario di Malattie Infettive all’Università Statale di Milano e Primario all’Ospedale Sacco, nel corso della conferenza CoVid-19: lo stato della pandemia e le varianti del virus ospitata dall’aula virtuale del Collegio Ghislieri. “Cambiando lo status, si tornava ad avere problemi che poi si riflettevano in maniera pesante, per non dire pesantissima, sulle terapie intensive”.
Il video integrale della conferenza del prof. Massimo Galli è disponibile sul canale YouTube del Collegio Ghislieri. È stata presentata l’attuale situazione pandemica tramite grafici relativi a contagi, decessi, ricoveri, vaccinazioni e viralità delle differenti varianti, così da ipotizzare prospettive future in base alle tendenze mostrate dai numeri. La conferenza è stata introdotta dal prof. Giorgio Iotti, nostro Alunno già Direttore della Struttura Complessa Anestesia e Rianimazione del Policlinico San Matteo di Pavia.
Il prof. Galli ha fatto parte del Comitato Tecnico-Scientifico istituito dal Ministero della Salute per il superamento dell’emergenza epidemiologica, è Past President della Società Malattie Infettive e Tropicali e Consigliere dell’Associazione Nazionale per la lotta contro l’Aids (ANLAIDS). Fra i suoi principali argomenti di ricerca, spiccano l’infezione da virus dell’immunodeficienza umana, lo studio delle crioglobulinemie e delle manifestazioni extraepatiche dell’infezione da HCV, l’infezione da virus T-linfotropici umani (HTLV). È altresì noto al grande pubblico per la partecipazione a trasmissioni di approfondimento giornalistico.
Quanto ai vaccini, “il vero punto sta in quel che ci manca fra i 60 e i 69 anni, avendo a che fare anche con le varianti”, ha concluso. “In Lombardia la gente non vaccinata in quella fascia d’età è quasi il 77%, nel resto d’Italia il 73%. Non noccioline, dal punto di vista della gestione di una pandemia come questa. Credo che ci voglia un forte sforzo e una forte responsabilità di tutti, in particolare in un Paese che ha deciso una serie di riaperture secondo me ben prima di potersele davvero permettere; siamo in una situazione in cui è cruciale tentare di vaccinare il più possibile e tentare di mantenere il più possibile della protezione nei confronti degli anziani e delle persone con fragilità”.