Perché scegliere il Ghislieri – La parola agli Alunni storici

In quattro secoli e mezzo di storia il Collegio Ghislieri, fondato nel 1567, ha ospitato numerosissimi Alunni destinati a diventare celebri distinguendosi nei più disparati campi del sapere, della letteratura, delle scienze, della politica, delle professioni. Tutti costoro hanno lasciato traccia della propria esperienza collegiale, in parole scritte di proprio pugno come testimonianza ideale per i futuri collegiali, che sarebbero stati ammessi in Ghislieri nei secoli successivi.

Non si può che iniziare da Carlo Goldoni, ghisleriano dal 1723, che a molti anni di distanza ancora ricordava la propria esperienza in Ghislieri scrivendo: “Non credo che Collegiale al mondo sia mai stato tanto contento, quant’io lo era”. Lo scienziato Paolo Gorini, ghisleriano dal 1828, definì l’ingresso al Ghislieri addirittura “sogno e sospiro di tutta la vita”; mentre il fondatore dell’Università Cattolica Agostino Gemelli, ghisleriano dal 1898, più volte volle sottolineare “l’importanza dei Collegi universitari, e del Ghislieri in primo luogo”, espressamente testimoniando che quest’ultimo era un luogo “prezioso”. Il grande giurista Pietro Ciapessoni, ghisleriano dal 1901 e Rettore dal 1914, scriveva: “Molte ragioni mi fanno amare sovra ogni cosa il Ghislieri”; al punto che, nominato professore a Padova, rinunciò all’incarico pur di non lasciare il Collegio a cui era legato.

Il Novecento è stato il secolo d’oro del Collegio, per concentrazione di nomi eccellenti fra gli Alunni, a riprova di una vitalità che i secoli non hanno saputo appannare e di un prestigio sempre crescente. Nello stesso anno di Ciapessoni era entrato in Ghislieri Giuseppe Cappi, che sarebbe poi diventato membro dell’Assemblea Costituente, deputato alla Camera e Presidente della Corte Costituzionale, primo fra un ragguardevole numero di ghisleriani che avrebbero contribuito attivamente alla storia politica della Repubblica Italiana. “Il Collegio concorse alla mia formazione intellettuale e spirituale, soprattutto a quell’abito di reciproco rispetto fra le diverse idee, che è tanto utile oggi più che mai nella vita politica”, scrisse quando già era parlamentare, aggiungendo: “Non ho mai dimenticato il Ghislieri”. Il fondatore della BNL Arturo Osio, ghisleriano dal 1909, non mancava di inviare biglietti al Collegio in cui “ricordare i bei tempi del Ghislieri”. Domenico Frassi, ghisleriano dal 1914 e membro del Comitato di Liberazione Nazionale per il Partito d’Azione, ancora sotto le armi scriveva: “Spesse volte penso nostalgicamente al Collegio dove ho passato l’anno certamente più felice di mia vita”; fortunatamente, rientrato dal fronte poté riprendere gli studi in Ghislieri e diventare docente.

La stessa felicità traspare dalle parole di Ezio Vanoni, ghisleriano dal 1921, insigne economista più volte ministro e autore della grande riforma del fisco: “Non so se ebbi maggior piacere”, raccontava al Rettore Ciapessoni, “nel leggere il giudizio della commissione o piuttosto nel sentirmi ricordato e seguito, con immutata attenzione, da lei, anche se sono lontano dal Collegio. I vincoli di affetto che mi uniscono all’Istituto cui tanta parte debbo del buon inizio della mia carriera, vengono così nuovamente rinsaldati ad opera di chi tanto opportunamente ne regge le sorti: ed io spero di potere un giorno mostrare in concreto quanto valga l’attaccamento di cui parlo”. Nelle missive con cui si teneva in contatto col Collegio, non mancavano riferimenti elogiativi alla “famiglia ghisleriana”. Il celebre giurista Rodolfo De Nova, ghisleriano dal 1924, definiva il Collegio “la mia seconda casa, la mia seconda famiglia, il mio tempio laico”. Ricordando la notizia dell’ammissione in Collegio nel 1929, lo scienziato Vittorio Erspamer, al quale si devono numerose scoperte nel campo della farmacologia, testimoniava: “Non potevo credere a me stesso, alla mia fortuna inaspettata, non potevo credere di essere stato ammesso in quel Collegio che io conobbi magnifico, superiore infinitamente a ogni mia aspettativa”.

 Lo storico dell’arte Terisio Pignatti, ghisleriano dal 1939, scriveva che “il Ghislieri era ricordato la mia casa” e lo ricordava come “un ambient intelligente e formativo come non è facile trovare l’eguale”. Il letterato Luigi Cavalli, punta di diamante di case editrici come Rizzoli e Garzanti, nonché editor di Giuseppe Berto e Luciano Bianciardi fra gli altri, inviando un proprio volume alla Biblioteca del Ghislieri scriveva: “È una cosa che appartiene tutta al Collegio, e della quale sarò per sempre in debito al Collegio”, di cui era diventato alunno nel 1949. Il medico Luigi Spandrio, fondatore della Società Italiana di Biochimica Medica, pur nel pieno della propria attività di ricerca non mancava di scrivere: “Tutto questo attenua ma non spegne la nostalgia del Collegio, da cui ho avuto tanto bene e dove ho passato giorni veramente felici; alle volte intenerisce il cuore il pensiero che tra poco, sotto il colonnato, ritornerà quel fervore di vita cui ci siera tanto abituati e si ritroveranno uniti molti degli amici cari della grande famiglia”. Nello stesso anno di Cavalli e Spandrio era stato matricola in Ghislieri lo scienziato della politica Ennio Di Nolfo, di fatto l’iniziatore della storia delle relazioni internazionali, scriveva invece: “Del Collegio tengo acceso nella memoria il ricordo, come dell’esperienza che mi cambiò forse più di ogni altra, giacché mi avvicinavo alla maturità e, come una spugna, ero pronto ad assorbire tutto: la passione per le parole, il rifiuto delle verità preconfezionate, l’ardua necessità di misurarsi con le ideologie, senza comprenderne il senso”.

I brani autografi degli Alunni storici del Ghislieri sono tratti dal catalogo della mostra L’esperienza che mi cambiò forse più di ogni altra. La storia del Ghislieri raccontata attraverso i suoi alunni, a cura di Giulia Delogu e Matteo Cazzato, pubblicato nel 2017 in occasione del quattrocentocinquantesimo anniversario della fondazione del Collegio.