L’emergenza Coronavirus ha cambiato le nostre vite e le nostre abitudini, a cominciare da quella che abbiamo scoperto essere la più rilevante: la libertà di uscire di casa. In questi giorni tutti i quotidiani stanno intervistando le più disparate personalità di spicco perché ci raccontino come stanno facendo fronte alla cosiddetta quarantena o, più precisamente, alla precauzione di dover evitare i contatti con l’esterno restando confinati il più possibile nella propria abitazione. Fra queste interviste segnaliamo con piacere quella che La Provincia Pavese ha fatto al Rettore del Ghislieri, il prof. Andrea Belvedere, l’esperienza del quale ha in questo periodo una significativa peculiarità: sta trascorrendo l’isolamento sociale in Collegio, insieme ad alcuni studenti. Un Ghislieri, rivela, che “sembra vuoto ma non lo è”.
“Sono rimasti in Collegio cinquantasette studenti su centottanta”, racconta il prof. Belvedere. “Parecchi sono di Pavia e hanno dovuto scegliere tra la casa e il Collegio perché, quando è scattato l’isolamento, ho proibito il via vai. Un buon numero abita lontano, molti al Sud, e hanno deciso di restare perché avrebbero avuto grosse difficoltà poi a rientrare. Alcuni studenti stranieri sono ripartiti. Avevamo due ragazzi australiani e sono stati tra i primi a essere richiamati dalle loro università”.
Il motivo per cui quasi un terzo degli studenti ha scelto di rimanere in Collegio, rispettando ovviamente tutte le misure di sicurezza nell’interazione sociale, non è solo che continuano a essere garantiti i servizi essenziali, dalla portineria alla mensa alle pulizie, grazie alla disponibilità del personale. È piuttosto che “lo considerano come la loro casa: qui ci sono gli amici, i libri, tutti i supporti allo studio, e sono meno isolati dal mondo di quanto lo sarebbero nei loro appartamenti a casa. Ci sono anche dei figli di medici impegnati a curare i malati di Covid a Pavia, che preferiscono far stare i figli qui in Collegio, perché casa loro è diventata più esposta al contagio in quanto rientrano dall’ospedale”.
In una Pavia che non esita a definire spettrale, il prof. Belvedere confida la propria sensazione che anche in un Collegio così vasto “sembri non ci sia nessuno, gli spazi sembrano vuoti”. Ciò non significa che il Ghislieri si sia fermato. “Certo, manca l’attività in presenza”, continua il prof. Belvedere, “ma le conferenze e i corsi in gran parte vengono fatti in remoto. Per questo ci tengo a ringraziare Marta Cassano, responsabile della didattica e della formazione, che sta facendo davvero un gran lavoro. Per quest’attività diffusa tramite il web abbiamo pescato all’interno della nostra comunità di Alunni del Ghislieri; è stato il nostro modo di reagire a questa catastrofe”. Inoltre – aggiungendo che “in questo periodo ho pensato più a iniziative concrete che a riflessioni filosofiche” – non manca di ricordare come la comunità ghisleriana abbia promosso un fundraising per il Policlinico San Matteo, dove è stato ricoverato e curato il paziente 1: “Ha avuto un ottimo risultato. L’obiettivo iniziale era di raggiungere la somma di cinquantamila euro e per ora siamo a settantatremila; mi piacerebbe arrivare a settantacinquemila entro fine mese”.
Il prof. Belvedere rivela anche, del resto, che la sensazione di isolamento in Ghislieri passa rapidamente. Racconta che “a Pasqua, nel rispetto di tutte le cautele, gli studenti rimasti in Collegio hanno organizzato un pranzo e mi hanno invitato: è stato un momento molto bello, abbiamo anche regalato un uovo di cioccolato a ciascuno. Cerchiamo di rendere la vita un po’ più gradevole”.

Nella foto, alcuni studenti presenti in Collegio posano (a distanza di sicurezza) dopo il pranzo di Pasqua.