Emilio Girino su Milano Finanza: le tre lezioni (economiche e culturali) del Coronavirus

Se l’avvocato Emilio Girino – presidente dell’Associazione Alunni del Collegio Ghislieri – avesse dovuto scegliere un esergo per il suo ultimo articolo uscito su Milano Finanza, l’avrebbe scelta da uno straordinario e inquietante romanzo di Guido Morselli, Dissipatio H.G.: “Io, che coltivavo il vizio del solipsismo e avevo per insegna vietato l’ingresso, mi trovavo vietata l’uscita”.

Morselli scriveva queste parole nel 1977, raccontando di un uomo che all’improvviso si ritrova ad aggirarsi in un mondo in cui non c’è più nessuno, l’intero genere umano è dissipato, sparito nel nulla; e questa inedita situazione, che dapprima lo fa sentire onnipotente, lo riduce alla disperazione ridimensionando di molto il suo egotismo. Ritrovarsi completamente isolati è la condizione meno favorevole ai solipsisti.

Oggi, scrive Girino su MF, ci troviamo immersi in una tragedia che sembra riprodurre attorno a noi le stesse condizioni di dissipazione e solitudine immaginate da Morselli. Nel suo articolo, Girino enuclea tre dati di fatto riguardanti l’emergenza Coronavirus e tre lezioni che questa straordinaria situazione ci impartisce.

Il primo fatto è che “borioso e trombettante senso d’onnipotenza, sciocca illusione d’eternità, titanico solipsismo internettiano cedono il passo a un microrganismo”. Il secondo è che lo smartworking che tutti sembrano scoprire oggi esisteva già prima dell’emergenza, era già nella realtà dei fatti quando “spedivamo una mail o un sms di lavoro a mezzanotte o nei weekend”. Il terzo è che “la luce in fondo al tunnel non si vede e se la vedessimo, a sentire Woody Allen, sarebbe meglio non vederla”.

Da queste prese di coscienza Girino deriva altrettante istruttive lezioni. Prima: dopo un’ampia vulgata secondo cui “la cultura è inutile”, oggi il nostro solipsismo ridimensionato si accorge che “la cultura e la scienza andrebbero lodate e soprattutto finanziate”, mentre “l’incompetenza non è un valore: è una rovina”. Seconda: il funzionamento dello smartworking in una fase d’emergenza non deve portare all’erronea conseguenza che questa debba diventare l’unica modalità di lavoro nel futuro. Sarebbe come dire, spiega, che “finita una guerra, dovremmo eleggere i bunker come uffici abituali”. Inoltre, aggiunge, non era Steve Jobs a sostenere che “la creatività nasce da incontri e discussioni casuali, non dall’inchiodarsi a un videoterminale”?

La terza lezione, infine, è duplice. Il sistema economico in cui viviamo, e che sta costando la vita ai più deboli, non è sano capitalismo bensì una “ipertrofica diseguaglianza sociale”; perciò “il modello dell’esasperazione sperequativa salterà per forza o, peggio, con la forza”. Inoltre quest’emergenza ci mette di fronte a una vita reale irriducibile a parametri astratti, pertanto “i format economici da tavolino, con i loro contraffatti rapporti percentuali, sono destinati all’archivio”.

Per chi avesse perso il numero di Milano Finanza, la versione integrale dell’articolo è disponibile online nella sala stampa virtuale dello Studio Ghidini, Girino & Associati.

Emilio Girino è Alunno del Collegio Ghislieri dal 1981. Avvocato civilista nel settore M&A, della contrattualistica d’impresa e del relativo contenzioso, è managing partner dello Studio Ghidini, Girino & Associati con sede a Milano. Fra le sue monografie spicca I contratti derivati (Giuffrè, 2010). È alla guida dell’Associazione Alunni del Collegio Ghislieri dal giugno 2014.